
Gesù, sceso dal monte, è circondato dalla folla, e tra di essa si fa strada un lebbroso che lo avvicina con l’umiltà di chi ha bisogno di tutto. Sia Gesù che il malato si trovano così a violare la prescrizioni della legge riguardo al comportamento da tenere in caso di libbra. Ma quella che è bene non violare è la legge dell’amore.
Da parte di Gesù, da uomo pienamente libero, non si lascia condizionare da nessuna delle prescrizioni della legge riguardo i lebbrosi, e lo tocca. Proviamo anche solo ad immaginare cosa ha significato quel gesto per il lebbroso: vedere qualcuno stendere la mano su di te, quasi benedicendoti e, quindi, dicendo bene di te – e che poi ti tocca, facendoti sentire quel contatto umano che ormai ti mancava da anni. Non solo il lebbroso è stato guarito nel corpo dalla potenza divina di Cristo, ma è stato consolato dell’anima, là dove aveva estremo bisogno di sentirsi amato, accolto, benedetto. Quanti “lebbrosi” si aggirono per le nostre strade, e forse tra questi ci siamo anche noi. Quanti provano il bisogno di sentirsi accolti, amati, capiti. Bisogno che spesso nascondono anche a se stessi, vestendosi di una corazza impenetrabile. Ma talvolta basta poco; incontrare qualcuno che ti fa sentire amato e benedetto, qualcuno che “stende la sua mano”, per sciogliere quel blocco interiore, per colmare quel vuoto che avvelena, Possiamo allora metterci alla scuola del lebbroso, prostrarci davanti al Signore e dirgli; “Se vuoi, puoi guarirmi, puoi sanare le mie malattie, puoi riempire il mio vuoto, puoi ammorbidire le mie durezze e penetrare la mia corazza”. E potrò così anch’io divenire benedizione per il mio prossimo, potrò anche io stendere la mia mano.
Da parte di Gesù, da uomo pienamente libero, non si lascia condizionare da nessuna delle prescrizioni della legge riguardo i lebbrosi, e lo tocca. Proviamo anche solo ad immaginare cosa ha significato quel gesto per il lebbroso: vedere qualcuno stendere la mano su di te, quasi benedicendoti e, quindi, dicendo bene di te – e che poi ti tocca, facendoti sentire quel contatto umano che ormai ti mancava da anni. Non solo il lebbroso è stato guarito nel corpo dalla potenza divina di Cristo, ma è stato consolato dell’anima, là dove aveva estremo bisogno di sentirsi amato, accolto, benedetto. Quanti “lebbrosi” si aggirono per le nostre strade, e forse tra questi ci siamo anche noi. Quanti provano il bisogno di sentirsi accolti, amati, capiti. Bisogno che spesso nascondono anche a se stessi, vestendosi di una corazza impenetrabile. Ma talvolta basta poco; incontrare qualcuno che ti fa sentire amato e benedetto, qualcuno che “stende la sua mano”, per sciogliere quel blocco interiore, per colmare quel vuoto che avvelena, Possiamo allora metterci alla scuola del lebbroso, prostrarci davanti al Signore e dirgli; “Se vuoi, puoi guarirmi, puoi sanare le mie malattie, puoi riempire il mio vuoto, puoi ammorbidire le mie durezze e penetrare la mia corazza”. E potrò così anch’io divenire benedizione per il mio prossimo, potrò anche io stendere la mia mano.
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