Esta es la juventud del Papa

Esta es la juventud del Papa

giovedì 24 giugno 2010

Mt 8-1-4

1 Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. [2]Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi». [3]E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve. [4]Poi Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro».
Gesù, sceso dal monte, è circondato dalla folla, e tra di essa si fa strada un lebbroso che lo avvicina con l’umiltà di chi ha bisogno di tutto. Sia Gesù che il malato si trovano così a violare la prescrizioni della legge riguardo al comportamento da tenere in caso di libbra. Ma quella che è bene non violare è la legge dell’amore.
Da parte di Gesù, da uomo pienamente libero, non si lascia condizionare da nessuna delle prescrizioni della legge riguardo i lebbrosi, e lo tocca. Proviamo anche solo ad immaginare cosa ha significato quel gesto per il lebbroso: vedere qualcuno stendere la mano su di te, quasi benedicendoti e, quindi, dicendo bene di te – e che poi ti tocca, facendoti sentire quel contatto umano che ormai ti mancava da anni. Non solo il lebbroso è stato guarito nel corpo dalla potenza divina di Cristo, ma è stato consolato dell’anima, là dove aveva estremo bisogno di sentirsi amato, accolto, benedetto. Quanti “lebbrosi” si aggirono per le nostre strade, e forse tra questi ci siamo anche noi. Quanti provano il bisogno di sentirsi accolti, amati, capiti. Bisogno che spesso nascondono anche a se stessi, vestendosi di una corazza impenetrabile. Ma talvolta basta poco; incontrare qualcuno che ti fa sentire amato e benedetto, qualcuno che “stende la sua mano”, per sciogliere quel blocco interiore, per colmare quel vuoto che avvelena, Possiamo allora metterci alla scuola del lebbroso, prostrarci davanti al Signore e dirgli; “Se vuoi, puoi guarirmi, puoi sanare le mie malattie, puoi riempire il mio vuoto, puoi ammorbidire le mie durezze e penetrare la mia corazza”. E potrò così anch’io divenire benedizione per il mio prossimo, potrò anche io stendere la mia mano.

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