Esta es la juventud del Papa

Esta es la juventud del Papa

lunedì 25 ottobre 2010

"Noi siamo come tanti apparecchi radioriceventi, che siamo in contatto d’onda (Sintonizzati, dicono i tecnici) con una radio emittente centrale, che è Cristo Gesù. L’apparecchio ricevente ritrasmette e diffonde tutto quanto riceve dalla emittente ma, se si perde il contatto d’onda, addio trasmissione. L’emittente può allora trasmettere della musica meravigliosa, divina, ma l’apparecchio ricevente tacerà o trasmetterà altre cose, per esempio un semplice disco scelto a capriccio, non già trasmesso dalla volontà della centrale emittente. È proprio così. Noi siamo umilissimi apparecchi, ma uniti a Cristo possiamo diffondere attorno a noi le armonie divine del suo amore, della sua grazia, della sua pace. Ma guai se crediamo di essere noi a fare il bene, a convertire le anime … ricordiamoci che noi rimaniamo sempre dei semplici strumenti, e quanto più dimenticheremo noi stessi per far vivere e manifestare Cristo in noi, tanto più il nostro apostolato sarà efficace. Non siamo noi che dobbiamo vincere le menti e i cuori dei peccatori, ma la verità che è Gesù Signore nostro. Se le anime che avviciniamo si accorgono invece che mettiamo in mostra noi stessi, non ci ascolteranno più."
(G. Calabria, lettera agli infermi, in Apostolato degli infermi, settembre 1949.)
Maria tu sei
Maria, tu sei la vita per me sei la speranza, la gioia, l’amore tutto sei. Maria, tu sai quello che vuoi sai con che forza d’amore in cielo mi porterai.
Maria ti do il mio cuore per sempre se vuoi, tu dammi l’amore che non passa mai. Rimani con me e andiamo nel mondo insieme, La tua presenza sarà goccia di paradiso per l’umanità.
Maria con te sempre vivrò in ogni momento giocando, cantando, ti amerò. Seguendo i tuoi passi in te io avrò la luce che illumina i giorni e le notti dell’anima.

martedì 19 ottobre 2010

SUEÑO DEL SEÑOR DIOS

El Señor Dios gastó toda la eternidad en tener un sueño para cada uno de nosotros. Este fue el origen de nuestra esperanza. Mirada desde Dios, la esperanza es el deseo que El tiene de que su sueño se cumpla en nosotros. Realmente Dios está preocupado porque esto se realice. De ninguna manera le da lo mismo que su sueño se cumpla o no. Casi me animaría a decir que la felicidad de Dios depende de que nosotros realicemos el proyecto para el cual nos creó. Al menos se siente profundamente dolorido cuando fracasa, cuando lo defraudamos. Para nosotros, en cambio, la esperanza es la fe de que el Señor Dios tiene un sueño para mí y para cada uno de nosotros. Mi esperanza no anida en mí mismo sino en las manos de Dios. Por eso es indestructible. Sólo nosotros somos capaces de anularla cuando nos apartamos de Dios y ya no nos preocupamos por su proyecto, sino por los nuestros. Por nuestros sueños personales. Cuando el Señor Dios sueña, no se queda quieto. De hecho Dios nunca está quieto. El viene creando desde toda la eternidad. Es su forma de descansar. Para que se cumpla en nosotros su voluntad, se dedica a preparar todo lo que vamos a necesitar en nuestra vida, a fin de que su esperanza no quede frustrada. Se dedica a enriquecer la geografía donde vamos a nacer, y aquella otra a la que seremos trasplantados. Nosotros no tenemos ni siquiera una idea de todo el cariño que pone Tata Dios en preparar lo nuestro. El mismo arregla, carpe, limpia y dispone la tierra donde nos tocara sembrar nuestro sí. Porque es lo único que el Señor no ha querido hacer por sí mismo: decir el sí que nos toca a nosotros. Ese sí que en definitiva es también regalo de El, pero que desea vernos sembrar a nosotros. Claro que Dios tiene tiempo. Nosotros vivimos un tiempo limitado, que arranca cuando nacemos, y termina visiblemente cuando nos morimos. En cambio Dios se maneja con la historia. El puede prever las cosas desde muchísimo antes, y normalmente se adelanta en generaciones a nosotros. Cuando nosotros todavía no entendemos nada, El ya tiene clarito el para qué de lo que está sucediendo. Conoce toda nuestra vida porque la soñó El mismo de antemano. Tenemos que tenerle confianza. Pero aquí está justamente el problema. ¿Cómo hacer para tenerle confianza a Tata Dios, cuando todo nos parece, incomprensible y absurdo? Porque es realmente duro vivir ciertos momentos de nuestra existencia sin comprender el para qué de los acontecimientos. Se necesita un gran amor a Dios para tenerle confianza. Afortunadamente no somos nosotros los primeros en recorrer estos caminos. Otros nos han precedido ya, y nos han dejado las señales. Son duras las exigencias del amor, pero han sido muchos los que han amado, y al final el Señor Dios no los ha defraudado. Releyendo sus vidas, y rastreando sus huellas, también nosotros podremos cumplir el sueño de Dios, que en definitiva se identifica con nuestra propia felicidad.
Mamerto Menapace / Del libro: “Las exigencias del amor”. Ed. Patria grande, 1993

giovedì 14 ottobre 2010

San Giovanni Calabria

La santità di Don Calabria partecipa, come è comprensibile, della stessa umiltà con cui Don Giovanni ha vissuto. Non si impone dall’esterno, come accade invece ad altri santi, ma ha bisogno di essere conosciuta dall’interno, quasi volesse mantenere quel nascondimento che è la caratteristica degli uomini di Dio. Ogni santo ha un suo dono particolare, una sua parola da dirci. Parole che nascono da quell’unica Parola che è il Verbo di Dio, Colui che ha assunto la nostra carne per salvarci. Egli parla ai nostri occhi, alla nostra mente e al nostro cuore con le voci e le vite dei santi.
Quale è il dono di Don Calabria?
Dio sceglie sempre uomini e donne che hanno doni particolari per Lui, doni che rappresentano anche la fonte del rinnovamento del mondo che i santi generano attorno a sé, a partire dal rinnovamento dei cuori degli uomini.
Don Calabria era un uomo dotato. Le storie, che hanno voluto descriverlo come un ragazzo non particolarmente brillante negli studi, hanno oscurato un dato fondamentale della sua personalità: la sua dote era la sua fede custodita nella povertà dei suoi natali e nella debolezza della sua salute. Dio sceglie chi è debole, chi è nascosto perché appaia la Sua forza e grandezza, perché sia chiaro che tutto ciò che operano non viene da loro, ma da Lui.
Il Santo è colui che fa, ma colui che permette a Dio di operare. La santità è trasparenza. Il Santo è colui che entra ogni giorno nella volontà di Dio e si nasconde nelle pieghe della sua opera e delle sue parole.
Si comprende così l’abbandono alla Divina Provvidenza di San Calabria. Non era uno sfidare Dio. Era un lavoro continuo, che aveva la preghiera come suo teatro principale. Un lavoro dello spirito per entrare sempre nel punto di vista di Dio. Guardate i gigli del campo, gli uccelli del cielo…. (cfr. Mt 6,26-28).
“Fede nella paternità di Dio” .( Giovanni Calabria, Lettere ai suoi religiosi, in Arch. St. Doc. 6040, 292-293 (1 luglio 1949).), così ha scritto don Calabria nel testo ricordato nel suo Ufficio di letture. Paternità di Dio è la sintesi della rivelazione di Gesù.
Nell’abbandono alla Provvidenza si comprende il particolare rapporto che il nostro Santo ebbe col denaro e con i beni più in generale: voleva essere libero e voleva che i suoi figli imparassero questa libertà che è il vero volto della povertà per un cristiano.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto (cibo, abiti, casa….) vi sarà dato in aggiunta (Mt 6,33). Così conclude il brano del Vangelo e così ripeteva Don Calabria. Il suo desiderio di riforma della Chiesa, che lo ha messo in contatto con tante anime grandi del suo tempo e che lo ha fatto suscitatore di tante iniziative, trova qui il suo centro, il suo manifesto. Il primato di Dio del suo regno, della sua giustizia. Se si smarrisce questo cuore, ogni azione sociale di noi cristiani distrugge, rovina, uccide invece di costruire.
La giustizia di Dio è la fede (cfr. Rom 1,17; 3, 21-22; Fil 3, 9; Gc 2, 23; 2 Pt 1,1; Bar 5, 1-2). E’ la fede che opera attraverso la carità. San Calabria ci invita a domandare la fede, ad alimentarla, a riconoscerla nei testimoni, a costruire luoghi dove sia educata e trasmessa. Ci invita ad andare ai giovani, a tutti. Soprattutto a quelli poveri e abbandonati. I giovani sono spesso senza padri e madri, più che nel passato.
Andiamo con la confidenza con cui li raggiungeva Don Calabria. Anche se vi fosse una madre che si dimenticasse del suo bambino, io invece non ti dimenticherò mai (Is 49,15).
Don Calabria ha sofferto molto, soprattutto nell’ultima parte della sua vita. Cristo lo ha associato alla sua passione con delle stigmate pesanti e dure. E’ misterioso questo legame tra santità e dolore. Ci insegna a non misurare mai ciò che Dio può chiederci. Ai suoi Santi Dio dà la possibilità di entrare nel suo cuore, quel cuore che si dona per noi.
Omelia in occasione della festa di san Giovanni Calabria don Massimo Camisasca.

sabato 9 ottobre 2010

Roma , 8 de ottobre 2010
Buena fiesta para todos, por los 25 años del Centro San José.
Personalmente tengo mucho para agradecer por el tiempo que Dios permitió que pasase allí. No fuimos nostros los primeros a abrir las puertas, Dios nos anticipò para darnos la bienvenida y acojernos. No fuese por El, San José no seria lo que fue y lo que es hoy. Nada acontece por acaso en la Casa del Señor. Eramos tan pequeños, havia un solo grupo de 45 alumnos, la secretaría funcionava sobre la escalera, teníamos una sola máquina de escribir y vieja, no teníamos espacio y lo poco que teníamos lo compartíamos con la comunidad religiosa que a la época dormia en el dormitorio que después se trasformaría en la sala de aula. Parecía más una família grande que un “grande colegio”.
Recuerdo, entre los muchos recurdos, la primera inspección. Al mes de iniciadas las actividades apareció a la hora de entrar, confundiéndose entre los padres, docentes e alumnos el Prof. Calvi, que antes mismo de entrar ya estava observando “guapamente” todo lo que estava sucediendo. El también habia viajado en el tren, hizo la calle Achega como qualquier habitante que a esa hora se dirigía al Centro San José. Con cara de pánico, se aproxima a mi la señora Directora Olga Zufiaurre y me dice entre dientes, Hno. Sergio, tenemos la inspección en casa. Y eso que, dije yo, no te preocupes, aqui todo está en orden! No, la sra. Olga sabia bien que significava una visita silenciosa de un inspector, ella sabia muy bien cuanto todavia estava faltando para que todo fuese en orden. Nosotros, en especial los relligiosos, creíamos que para iniciar un colegio seria suficiente la buena volontad, sí, esa es importante, pero no basta. Moral de la historia, después de pocas horas de la visita el inspector que no sabia se devia reír o llorar por lo que estaba viendo, “sopló a nuestros oídos irónicamente” importantes conceptos, (en una forma elegante por no llamarnos de ignorantes), recuerdo uno: “Para hacer bien el bien que se quiere hacer no basta la buena volontad”. Muchas gracias, digo hoy de corazón por todo lo que el Sr. Calvi nos dijo, porque se no fuese por él, su disponibilidad en enseñarnos como organizar un colegio, jamás lo habríamos hecho, tan bien. Hoy puedo decir sin margen alguna de duda, que el Profesor Calvi (tiempos seguidos también gente amiga de la SNEP), fué para nuestro Centro un “papá”, como fueron y lo son aún hoy tantos Docentes del colegio san José, verdaderos papás, mamás, auténticos héroes del Colegio. Muchos de ellos pasan más horas allí que en la propria casa y soy testigo que lo hacen con dedicación, entrega, entusiasmo y amor.
Última cosa, hace poco más de un mes, estuvo visitando nuestra casa aquí de Roma, Monseñor Don Eugenio Dal Corso, hoy obispo de Benguela, en Angola, otro grande de nuestro Centro San José. Cuando nos encontramos, nos saludamos como hermanos tierra a tierra y espontáneamente no sale otra cosa que “Recuerdas de nuestro centro san José y sus inícios”. Ambos con imensa alegria, casi al mismo tiempo esclamamos con acento conmovido: “que buenos tiempos eran aquello tiempos”, entre mates e mates, fútbol (“Ellas Verona”), truco e paroquia, no faltavan las discusiones de la programación del “Centro y taller San José”. Don Eugenio, aún respira Buenos Aires, Laferrere e principalmente Centro San José. Tiene parte de su corazón allí, igual al que les está escribiendo. Los buenos recurdos no se van tan derepente.!
No dejo de pensar en los que se fueron, Hno. Gianfranco Zerbinati, no entiendo porque Dios se lo llevó tan pronto, digo mejor, Dios se llevó tan pronto algunos de los nuestros… Hnos, la vida es tan densa y a veces no la disfrutamos … no olvidemos que Dios tiene sus tiempos para todos.
Queridos hermanos y amigos, muchas felicidades por estos 25 años, me seinto orgulloso junto a todos vosotros. En mi corazón aún hoy siguen sicatrizados muchísimos y buenos recuerdos que me acompañarán durante la toda vida y en cualquier parte del globo.
Que Dios siga acompañandovos(nos). Aunque en la distancia, estoy con vosotros, felicitándolos por tantas gracias y cosas maravillosas recebidas en estos 25 años de vida, celebradas alegremente en el día de nuestro Santo fundador, Don Calabria.Felicidades y muchas gracias.Con total estima y gozo siempre!Fr. Sergio Tomasel

giovedì 7 ottobre 2010

In occasione alla festa di Don Calabria, 8 di ottobre ...
“Aggiorniamoci, cari Confratelli; lasciate che lo ripeta anch’io, ultimo e poverissimo tra i Sacerdoti di Dio. Ma il primo aggiornamento, essenziale e insostituibile per l’apostolato, è quello della santità: santificare noi stessi, adeguarci al santo Vangelo che dobbiamo predicare e praticare oggi più che mai integralmente” (un opuscolo dell’8 ottobre 1953)

mercoledì 6 ottobre 2010

Se tu mi ascolterai

Se tu mi ascolterai la mia parola, sarai come la casa sulla roccia. Verrano i venti, le bufere, il gelo, ma stai sicuro che non crollerà. Se tu mi ascolterai, sarai la pianta lungo il fiume, sorgente d'acqua viva. Sari la luce, sarai la luce.
Se non ascolterai la mia parola, sarai come un palazzo sulla sabbia cadrà la pioggia, soffieranno i venti, e tu vedrai che quello crollerà.

E non chiunque dice: "Signore, Signore" avrà la porta aperta nel mio Regno. Chi fà la voloontà del Padre mio, costui sarà con me nell'aldilà.

Andate per la strada strettaa che quella larga porta alla rovina. Seguite il mio sentiero da montagna e presto giungerete sulla cima.