Esta es la juventud del Papa

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giovedì 14 ottobre 2010

San Giovanni Calabria

La santità di Don Calabria partecipa, come è comprensibile, della stessa umiltà con cui Don Giovanni ha vissuto. Non si impone dall’esterno, come accade invece ad altri santi, ma ha bisogno di essere conosciuta dall’interno, quasi volesse mantenere quel nascondimento che è la caratteristica degli uomini di Dio. Ogni santo ha un suo dono particolare, una sua parola da dirci. Parole che nascono da quell’unica Parola che è il Verbo di Dio, Colui che ha assunto la nostra carne per salvarci. Egli parla ai nostri occhi, alla nostra mente e al nostro cuore con le voci e le vite dei santi.
Quale è il dono di Don Calabria?
Dio sceglie sempre uomini e donne che hanno doni particolari per Lui, doni che rappresentano anche la fonte del rinnovamento del mondo che i santi generano attorno a sé, a partire dal rinnovamento dei cuori degli uomini.
Don Calabria era un uomo dotato. Le storie, che hanno voluto descriverlo come un ragazzo non particolarmente brillante negli studi, hanno oscurato un dato fondamentale della sua personalità: la sua dote era la sua fede custodita nella povertà dei suoi natali e nella debolezza della sua salute. Dio sceglie chi è debole, chi è nascosto perché appaia la Sua forza e grandezza, perché sia chiaro che tutto ciò che operano non viene da loro, ma da Lui.
Il Santo è colui che fa, ma colui che permette a Dio di operare. La santità è trasparenza. Il Santo è colui che entra ogni giorno nella volontà di Dio e si nasconde nelle pieghe della sua opera e delle sue parole.
Si comprende così l’abbandono alla Divina Provvidenza di San Calabria. Non era uno sfidare Dio. Era un lavoro continuo, che aveva la preghiera come suo teatro principale. Un lavoro dello spirito per entrare sempre nel punto di vista di Dio. Guardate i gigli del campo, gli uccelli del cielo…. (cfr. Mt 6,26-28).
“Fede nella paternità di Dio” .( Giovanni Calabria, Lettere ai suoi religiosi, in Arch. St. Doc. 6040, 292-293 (1 luglio 1949).), così ha scritto don Calabria nel testo ricordato nel suo Ufficio di letture. Paternità di Dio è la sintesi della rivelazione di Gesù.
Nell’abbandono alla Provvidenza si comprende il particolare rapporto che il nostro Santo ebbe col denaro e con i beni più in generale: voleva essere libero e voleva che i suoi figli imparassero questa libertà che è il vero volto della povertà per un cristiano.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto (cibo, abiti, casa….) vi sarà dato in aggiunta (Mt 6,33). Così conclude il brano del Vangelo e così ripeteva Don Calabria. Il suo desiderio di riforma della Chiesa, che lo ha messo in contatto con tante anime grandi del suo tempo e che lo ha fatto suscitatore di tante iniziative, trova qui il suo centro, il suo manifesto. Il primato di Dio del suo regno, della sua giustizia. Se si smarrisce questo cuore, ogni azione sociale di noi cristiani distrugge, rovina, uccide invece di costruire.
La giustizia di Dio è la fede (cfr. Rom 1,17; 3, 21-22; Fil 3, 9; Gc 2, 23; 2 Pt 1,1; Bar 5, 1-2). E’ la fede che opera attraverso la carità. San Calabria ci invita a domandare la fede, ad alimentarla, a riconoscerla nei testimoni, a costruire luoghi dove sia educata e trasmessa. Ci invita ad andare ai giovani, a tutti. Soprattutto a quelli poveri e abbandonati. I giovani sono spesso senza padri e madri, più che nel passato.
Andiamo con la confidenza con cui li raggiungeva Don Calabria. Anche se vi fosse una madre che si dimenticasse del suo bambino, io invece non ti dimenticherò mai (Is 49,15).
Don Calabria ha sofferto molto, soprattutto nell’ultima parte della sua vita. Cristo lo ha associato alla sua passione con delle stigmate pesanti e dure. E’ misterioso questo legame tra santità e dolore. Ci insegna a non misurare mai ciò che Dio può chiederci. Ai suoi Santi Dio dà la possibilità di entrare nel suo cuore, quel cuore che si dona per noi.
Omelia in occasione della festa di san Giovanni Calabria don Massimo Camisasca.

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