
Speravamo di entrare in un ambiente accogliente e amichevole ed ecco un labirinto spaventoso. Entriamo e ci rendiamo conto che non è sufficiente valicare la superficie che separa i nostri mondi, ma che bisogna attraversare il proprio caos interiore, spesso conflittuale. Non è facile calmare questi conflitti che ci abitano e smorzare il chiasso delle discussioni tra le diverse realtà che soggiornano in noi come i vicini di un condominio.
Bisogna, allora, resistere allo spavento e alla tentazione della fuga che ci riporterebbe al mondo delle nostre abitudini. “Dentro di me si stringe il mio cuore – prega il Salmista davanti ai suoi nemici – m’invadono timore e tremore e mi ricopre lo sgomento. Dico: “Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo? Ecco, errando, fuggirei lontano”, (Sal 55, 4-8). Per scendere negli spazi più profondi occorre rimanere e ascoltare il mondo interiore per accogliere il proprio volto così come esso è, e riconciliarsi con se stessi e con i “nemici” che ci abitano.
Chi ha fatto un’esperienza simile sa che per raggiungere la pace “dell’uomo mosso dallo Spirito che giudica ogni cosa” (1 Cor 2,15), bisogna riscoprire l’essenziale della nostra esistenza, questo “unico necessario” di cui parla Gesù, ospite nella casa di Betania: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno: (Lc 10,41). Maria, la sorella di Marta, seduta, ascoltava la parola di Gesù. A mio parere, l’atteggiamento dell’ascolto del nostro mondo interiore ci apre anche all’ascolto della parola di Dio che, come dice l’autore della Lettera agli Ebrei, “ è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”. (Ebr 4,12).
“Dalla rivista milizia mariana …
"La fecondità del silenzio … articolo si suor Barbara Rzepka OSBCam”
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