Senza riordinare l’intera vita, ricostruendola dalle sue fondamenta, l’orazione sarà un fallimento.
La contemplazione:
Occhio non vide, orecchio non udì, né mai entro in mente umana, ciò che Dio ha preparato per quelli che lo amano. La contemplazione della natura è di gran aiuto, nella preghiera.
Orazione mentale:
“L’orazione mentale non è altro che un rapporto d’amicizia, in cui ci si trattiene spesso da soli, con colui che sappiano ci ama”. L’amicizia si sperimenta come necessità imperiosa di “incontro”, da soli, con colui da cui ci sappiano amati.
Tempi di preghiera:
I tempi di preghiera si relativizzano perché l’orazione’amicizia è aperta alla vita, che si dispiega appunto come l’ampio spazio in cui si vive tale amicizia. Nella preghiera quando c’è un incontro di persone, tutto acquista significato, mentre quando questa manca, tutto diviene banale.
L’umiltà
Quanto più un’anima si abbassa nell’orazione, tanto più Dio la innalza. L’umiltà è il fondamento dell’edificio dell’orazione. Soltanto l’umile sa riconoscere e approfittare dell’azione salvifica di Dio suo oggi e nell’oggi della storia. Con l’umiltà si vince la superbia è cui pretendiamo affermarci come padroni e programmatori del nostro destino.
L’orazione:
L’orazione è una storia. È la storia dell’uomo per eccellenza. Storia della sua relazione con Dio, della sua amicizia con Lui. Nella preghiera ben fatta i dolori si sciolgano come neve al sole. “Chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa anche lui più uomo”
Pregare:
Occorre giungere quanto prima e con la maggior semplicità e profondità “all’atto” di preghiera: trovarsi, incontrarsi con Dio; rendersi presenti a lui o “prendere coscienza” della sua presenza avvolgente. Guardarlo, semplicemente. Chi fa orazione “sente che Dio lo guarda”. Pregare è prendere coscienza di un Dio che vive rivolto e attento all’uomo; di un Dino che guarda. “Entrare” in orazione è cominciare a conoscere questo dio che ci cerca, che desidera la nostra compagnia. Per Dio non è indifferente che “gli si apra la porta dell’orazione”, perché sempre è felice di incontraci all’appuntamento amichevole dell’orazione. Pregare è prendere Dio per amico. Darsi all’orazione è cominciare seriamente ad amare e servire Dio.
L’orante come amicizia:
L’orante deve essere consapevole di piacere Dio quando decide di stare solo a solo con lui, trattandoci da amici, pregando. L’orazione, come amicizia è fare piacere all’altro. Dio sta con noi anche quando noi non stiamo completamente con lui. Dio non ci ama unicamente quando noi siamo buoni né perché siamo buoni. Ci precede con la sua amicizia; “sopportare” questo è la strada per una conversione all’amore. Fino che non si è orante dobbiamo sforzarci per un certo tempo per stare accanto a questo Signore. L’amicizia con Dio è la sorte dei coraggiosi, di coloro che realizzano la verità La prima esigenza dell’amicizia è la identificazione con Gesù
Pregare è:
Pregare è semplicemente “entrare nel castello”, di se stessi.“ Stare con Dio, guardarlo, rientrare in se stesso, pur contro voglia e senza gusto – per incontrare chi vive nel profondo dell’anima. Incontro personale e incontro al di dentro, nell’intimo di se stessi, il solo ambito valido per qualsiasi incontro interpersonale. L’uomo è abituato a vive al di fuori di se stesso nella periferia, lontano dal suo centro, come in esilio. La porta per entrare in questo castello è l’orazione e la meditazione.
L’orazione è:
L’orazione è la porta per conoscere Dio e se stessi. Senza orazione rimaniamo completamente all’oscuro su Dio e su noi stessi. Egli parla al cuore. Occorre coltivare il silenzio e l’ascolto, l’attenzione recettiva a colui che ci sta istruendo. Conoscere Dio e conoscere se stessi permetterà un incontro reale, ossia un’orazione autentica. E questa genera uomini nuovi, vita nuova, che ci porta alla verità.
Quale verità scoprirà l’orazione?
Scoprirà un mondo interiore con tante cose e tanto delicate, un castello interiore fatto di un solo diamante. Chi non prega, chi non rientra in sé attraverso la porta dell’orazione, si ignora. La vera “casa” dell’uomo è il suo spirito, la sua interiorità. L’intelletto le fa capire… che fuori del castello non vi è né sicurezza né pace, e che non bisogna più frequentare le case altrui, perché, volendolo si può godere in casa propria ogni abbondanza di bene.
L’orazione è la scoperta progressiva, l’esperienza viva che Dio ci ama. È l’amore a motivare sempre il nostro cammino verso Dio, il nostro destino di vivere in assidua amicizia con lui. L’orazione, in quanto incontro personale, tocca la persona, il suo essere più intimo, e apre alla vita.
L’orazione ci apre e ci consolida nella verità, verità di Dio e verità dell’uomo in unità in dissolute e in simultanea compresenza. Pregare è compiere i cammino della verità nelle dure direzione su cui si costruisce la vita umana.
L’orazione è il movimento della persona verso la persona. Pregare è scoprirsi amati; contemplare Dio che mi ama. (Noi solo amandoci rendiamo mutuamente evidente la verità che siamo.)
L’orazione ci apre con forza irresistibile le strade dell’amore. Il Signore, più che alla magnificenza delle opere, guarda all’amore con cui si fanno.
L’orazione mette in luce la verità della propria vita, della propria situazione morale. L’orazione si colloca di fronte a noi stessi. Nel silenzio orante tutto il mondo intimo, ribelle e disordinato viene in piena luce: e non è questa una delle sofferenze più piccole con cui l’orante deve scontrarsi e misurarsi.
L’orazione è incontro con Cristo, un rapporto di amicizia con lui che le trasforma la vita, conferendole un dinamismo progressivamente sempre più ampio e più intenso.
l’uomo di preghiera
l’uomo di preghiera, vedendo se stesso, non incolperà gli altri e non negherà le responsabilità sue; per cui sarà necessariamente “comunitario”, sarà aperto agli altri partendo dalla sua verità, se sentirà bisognoso del sostegno dei fratelli. Se c’è orazione, c’è trasformazione. Nessuno si avvicina a Dio e poi se ne allontana cosi come era prima. L’orazione trasforma la vita dell’uomo. L’uomo con l’orazione si arrende a Dio. Quando Dio si impossessa di un’anima, le dà il dominio su tutte le cose create. L’azione di Dio si manifesta inoltre attraverso la trasformazione morale di un punto chiave nel discernimento, per il quale il mistico mostra un particolare interesse.
La grazia dell’orazione.
Se ci umiliamo e ci distacchiamo veramente da tutto, il signore non lascerà di farci queste grazie e molte altre ancora.
La grazia dell’orazione trascende e oltrepassa la persona che la ricerca. Gli effetti di queste grazie mistiche sono tutti orientati alla conoscenza della verità attraverso le vie dell’amore, della comunione, il conoscimento della grandezza di Dio… il conoscimento di noi stessi… il disprezzo di tutte le cose della terra. Si scopre Dio nella parte più intima di se stessi, come in un abisso profondo.
L’amicizia di Santa Teresa con Gesu
Posso trattarlo come amico perché le distanze sono state superate. Egli è fatto uomo. In tutto si può trattare e parlare… con assoluta libertà.
Egli ci comprende e ci accogli dal di dentro. Non si stupisce delle nostre debolezze perché, assumendole, le ha fatte sue. È amico che ci sta a fianco, cordialmente vicino.
Invece:
La vita le ha dimostrato ampliamente che non si può molto confidare negli uomini perché non c’è alcuno, fuori di Dio, che sia stabile. Amicizie che si sono infrante alla minima contrarietà:…
Cristo invece, resta il suo “ amico vero” e “con lui si sente elevare a un tal dominio da sembrarle di poter resistere a tutto il mondo. Amore provoca amore. Sapersi amati, genera amore. Conformarsi a Gesù è camminare insieme. È la storia dell’amicizia. Chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa anche lui più uomo. Quando mancano le fondamenta l’edificio crolla.
Fare attenzioni:
Le deformazioni nelle nostre relazioni interpersonali si trasformano inevitabilmente in deformazioni nelle nostre relazioni con Dio.
Per imparare a pregare trattare con Dio in chiave di amicizia occorre imparare a trattare veramente il fratello come amico. L’incontro con Dio passa necessariamente attraverso l’incontro con il prossimo, se non ci si incontra con essi, non è possibile un incontro con Dio.
Non vi è amore quando si cerca l’interesse e il vantaggio proprio, quando l’io domina e il “tu” diminuisce.
Dio non si dà del tutto se non a coloro che si danno del tutto a lui. Soltanto una totale consegna di sé a Dio è liberante perché solo in questo modo l’uomo divorato dal desiderio di possedere, si trasforma in un uomo disponibile al dono di sé agli altri.
Il nostro corpo più si vede accontentato, più si mostra esigente. Non può esservi un grande amore quando ci si consente allegramente tutti i capricci. Vita comoda e orazione non sono compatibili.
Solitudine
Senza la solitudine con Gesu, non può esserci orazione. Abituatevi alla solitudine che è un’ottima disposizione per la preghiera.
La solitudine (in S. Teresa), significa distanza fisica dalle persone, sospensione dell’attività per una preghiera personale, a tu per tu, con Dio, uno spazio di tempo per rivolgersi a lui soli a soli. La orazione soli a soli, dà contenuto e fondamento allo “scambio” all’orazione che si fa parola e si condivide.
Solitudine non equivale ad una evasione, solitudine è presenza a una persona.
Non abbandonare l’orazione
Abbandonare l’orazione, con qualsiasi pretesto, dal punto di vista cristiano è ingiustificabile. Servirebbe soltanto a rivelare “la falsa umiltà” di chi si stanca di ricevere e perciò chiude a se stesso la porta del futuro, la porta della speranza. L’orazione è la storia dell’uomo per eccellenza.
Dal libro “La preghiera una storia d’amicizia” di Herraiz Garcia Maximilian, alcuni spunti per la riflessione personale.