Esta es la juventud del Papa

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giovedì 14 gennaio 2010

Il traguardo finale

Il sole sembra che duri ancora chi dice cinque, chi dice sette miliardi di anni. E dopo che cosa accadrà? Nessuno lo sa, non sappiamo neanche se di questo tempo che stiamo vivendo siamo all’inizio, alla metà o alla fine.
Tutti i corpi, i firmamenti, la terra e i suoi regni non valgono il minimo moto dello Spirito perché lo Spirito conosce se stesso e tutte queste cose. (Pascal)
Da tutti questi corpi e anche da tutti questi spiriti non si saprebbe tirar fuori un movimento di vera carità, ciò è impossibile perché è di un altro ordine. (Pascal)

E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. (1Cor,28).
“Dio tutto in tutti”. Vuol dire che la meta verso cui tendiamo non è una materia informe, una entropia grigia, bensì la pienezza di Dio che riempie tutta l’umanità ma che lascia ciascuno nella sua individualità costituendo un corpo organico, la Chiesa de santi, la Chiesa dell’eternità.Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. (Ef 4,10)
Sono formule che indicano la fine e il termine di tutto, come noi possiamo intenderlo, Questo fine è stato descritto in modo mirabile da Teilhard de Charden:
“Un giorno la tensione gradualmente accumulatasi tra l’umanità e Dio toccherà i limiti prescritti dalle possibilità di questo mondo e allora sarà la fine. Allora la presenza di Cristo che si è silenziosamente accresciuta nelle cose sarà improvvisamente rivelata come un lampo da polo a polo, e rompendo tutte le barriere e rompendo il velo della materia e la chiusura delle anime, invaderà la faccia della terra, E allora l’azione delle vere affinità degli essere sarà finalmente liberata: gli atomi spirituali del mondo saranno portati lal loro pieni sviluppo e collegati da una forza generatrice di coesione che occuperà tutto questo universo che sarà sottoposto al Cristo e nel quale Dio sarà tutto in tutti”.
È un testo un po’ poetico e un po’ filosofico, ma ha il merito di riflettere su cosa potrebbe essere il termine, il quale viene pensato come il fatto che Dio riempie ogni cosa e fa di tutto un’unità con lui, lasciando però a ciascuno a la propria individualità e personalità. E questa è la Chiesa eterna, la Chiesa dei redenti.
Teilhard de Charadin insiste sul fatto che tutto questo va aspettato e atteso: noi, cioè, non dobbiamo essere come coloro che sono senza speranza, quasi che il mondo vada verso l’entropia, una gelatina informe nella quale non si capirà è più nulla; la nostra convinzione è che il mondo va verso la pienezza sarà tutta in Dio.
Da questa visione dobbiamo anche ricavare la regola per vivere nel mondo: perciò la Chiesa si forma come comunione e unità, perché vorrebbe rappresentare l’unità di tutti gli esseri sotto il mistero di Dio.

"Qualcosa di cosi personale. C M Martini"

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